Di Salvo Barbagallo
Abbiamo appreso all’inizio del mese di ottobre da “Analisi Difesa” che “Ha preso il via ieri l’esercitazione Mare Aperto, seconda edizione annuale del maggior evento addestrativo della Marina Militare, che vedrà impegnate forze appartenenti a 5 nazioni NATO tra navi e sottomarini, velivoli, elicotteri, oltre ai reparti anfibi della Brigata Marina San Marco, gli incursori e subacquei del COMSUBIN. In mare, sotto la superficie del mare, per aria e su terra saranno impiegati circa 4.000 militari e più di 45 unità tra navi e sottomarini. Le Forze della Squadra Navale si eserciteranno fino al 27 ottobre, insieme a quelle dell’Alleanza Atlantica e di alcune Marine estere, operando negli spazi marittimi compresi tra Adriatico, Ionio, Tirreno e Canale di Sicilia. Un complesso e articolato contesto addestrativo, sviluppato anche nelle dimensioni innovative e sempre più importanti dello spazio e della cyber-security (…)”.
E come scritto l’esercitazione aeronavale sta per concludersi, ma i che modo queste “nuove” manovre si siano svolte non si è avuto notizia.
L’esercitazione…
E’ un ritornello che si ripete con un “format” già preconfezionato di modalità operative, all’interno del quale si muove l’attività delle forze militari (navali, aeree, terrestri) dell’apparato NATO. Da incompetenti (forse) non siamo riusciti a trovare nel sito ufficiale del nostrano Ministero Difesa una nota stampa che ragguagliasse sull’attuale esercitazione, trovando, invece, soltanto la nota che riguardava la “precedente” manovra “Mare Aperto”, quella conclusasi a fine maggio scorso e della quale già ci siamo occupati (in coda riportiamo quanto scritto in quell’occasione). Nel maggio scorso si usciva (si fa per dire) da lockdown e terrore da Coronavirus, e l’attenzione di certo non era indirizzata ad argomenti di natura “militare”: non c’era interesse per le “cose” che avvenivano attorno a “Casa nostra”. Anche oggi non si riscontra (o non si mostra) attenzione e interesse: basta, infatti, che sugli avvenimenti di questa natura che si verificano svetti la bandiera NATO per rassicurare un po’ tutte le collettività. Caso contrario invece se “qualche” sottomarino battente bandiera “made Russia” si trova ad attraversare le acque dell’ex Mare Nostrum, l’allarmismo si diffonde grazie alle segnalazioni che diramano immediatamente i mass media.
Mass media e collettività (italiane e, soprattutto Siciliane) non hanno mai rinverdito la memoria sulle innumerevoli e pericolose basi militari (USA, NATO e …Italia) che esistono da decenni nell’isola, e che proprio a Sigonella da decenni esistono i reparti dell’Antisom dell’Aeronautica Militare Italiana che (almeno originariamente…) avevano la specifica funzione di andare a scovare e controllare i sottomarini “nemici”. Oggi la situazione appare più complessa, più complicata: c’è un nemico dichiarato, la Russia, che (si sostiene) ha portato la guerra alle porte di quella “Casa” che non sappiamo quanto si possa considerare ancora “Nostra”, in un momento in cui non si è insediato il nuovo Governo, e quello uscente continua a esportare (gratuitamente) armi in nome di una Pace che deve avere necessariamente colori già definiti. Si paventa un Terzo conflitto mondiale, c’è chi si aspetta di vedere il fugo atomico dell’apocalisse. In questo “attuale” quadro, allora, ben si inserisce l’esercitazione “seconda fase” di “Mare Aperto”: ci sembra più che opportuno essere pronti, prevedendo il peggio… Ma al “peggio” gli italiani e i Siciliani sono preparati?