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Di Salvo Barbagallo

Come è consuetudine i principali mass media non prestano particolare attenzione all’attività delle Forze armate italiane, (quasi) continuamente impegnate in esercitazioni aeronavali che si svolgono (quasi) prevalentemente nelle acque del Sud e che investono (quasi) principalmente la Sicilia. E, ovviamente, riappaiono anche i divieti che chiudono l’accesso ai tratti di mare e di cielo interessati dal passaggio di navi e velivoli di guerra impegnati nelle manovre. Dettaglio tutto sommato insignificante, ma che dovrebbe riguardare anche i migranti e le navi che li soccorrono, che si dirigono (senza quasi sempre) verso le coste del Meridione insulare.

Appaiono come una sorta di continuum queste esercitazioni, che vengono mostrate come periodiche e dagli organismi competenti ritenute vitali e di importanza fondamentale per la collaborazione militare dei Paesi che vi partecipano.  

Un continuum? Se consideriamo che il 27 febbraio scorso si è tenuta la periodica Dynamic Manta 2023 che si è conclusa il 10 marzo scorso, e l’ultima, in ordine di tempo, periodica manovra, la Mare Aperto 2023 che ha preso il via il 14 aprile scorso per concludersi il prossimo 6 maggio, c’è da dire che l’intervallo tra l’una e l’altra può considerarsi irrilevante: il tempo indispensabile per fare “riposare” gli equipaggi e rimettere in sesto i mezzi più o meno logorati.

Come è avvento per la Dinamic Manta, anche la Mare Aperto è partita in sordina, senza molto clamore. Nei laconici comunicati sul sito del Ministero della Difesa (ripresi poi soltanto su qualche giornale specializzato, qualche quotidiano, e pochi servizi televisivi) si è data rilevanza alla presenza a bordo delle navi di studenti: .”Presenti a bordo delle unità della Squadra Navale, oltre 70 universitari, tra studenti e docenti accompagnatori, pienamente integrati all’interno degli staff imbarcati, in funzione del loro percorso di studi. Gli atenei coinvolti sono 14: l’Università di Bari, l’Università degli studi Alma Mater Studiorum di Bologna, l’Università di Genova, l’Università statale di Milano, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il Politecnico di Milano, la Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano (IULM), l’Università Federico II di Napoli, l’Università Sant’Anna di Pisa, l’Università La Sapienza di Roma, la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) di Roma, l’Università per Stranieri di Siena, l’Università di Trieste e l’Università degli Studi della Tuscia. Infine ci saranno anche rappresentanti del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, del Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), del Centro di Geopolitica e Strategia Marittima (CESMAR), di Confitarma, dell’Assarmatori…”. Certo gli esperti della Marina Militare (o del Governo?) ritengono che sia cosa saggia e giusta mostrare ai giovani e alle infermiere come è fatta (o di fa) una guerra aeronavale (anche se simulata) affinché apprendano. E si preparino. Soprattutto le infermiere. Questo tipo di didattica (chissà perché) ricorda molto quello che era in uso durante il regime della Croce uncinata… All’epoca di chiamava “indottrinamento”.

Commentare oltre? Basta riprendere una frase estrapolata dall’articolo sulla precedente esercitazione, la Dinamic Manta: “…Ci preme sottolineare il delicato momento politico-militare che il mondo sta attraversando con una guerra in corso in Europa, in Ucraina, dove i veri protagonisti sembrano risiedere al di fuori del Vecchio Continente, mentre in più occasioni si è manifestato il pericolo nucleare e il rischio di un coinvolgimento generale in una Terza Guerra Mondiale. L’Italia – è più che noto – è parte integrante dell’Alleanza ed è scesa in campo – che si ammetta oppure no, la situazione non cambia – appoggiando apertamente una delle parti interessate al conflitto (l’Ucraina) fornendo armi e strumenti bellici che si rivolgono, ovviamente, contro l’altra parte (la Russia di Putin) ritenuta aggressore. In fondo – osservazione semplicistica – l’Italia è “in guerra” contro la Russia se “alimenta” una delle parti in conflitto, mentre sono latitanti le iniziative volte a cercare una “pace” necessaria a tutti.

Ma cos’è la Mare Aperto 2023? Apprendiamo, come detto e come riportiamo dal Comunicato della Marina Militare:

“Ha inizio oggi la prima edizione 2023 dell’esercitazione Mare Aperto, il principale ciclo addestrativo della Marina Militare, organizzato e condotto dal Comando in Capo della Squadra Navale, che vedrà impegnate forze e personale di 23 nazioni (12 Paesi NATO e 11 Partner), 41 unità navali tra navi e sommergibili, oltre ad aerei ed elicotteri dell’Aviazione Navale, reparti anfibi della Brigata Marina San Marco, incursori e subacquei del COMSUBIN, mezzi navali e aeromobili del Corpo delle Capitanerie di Porto, con l’aggiunta di mezzi e personale di Esercito, Aeronautica, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza. In totale circa 6.000 militari coinvolti unitamente a personale civile proveniente da diversi istituti universitari e centri di ricerca.

Il complesso e articolato scenario addestrativo della “Mare Aperto” 2023-1 sarà sviluppato nel tradizionale contesto multidimensionale, con il coinvolgimento di assetti aerei e terrestri e della dimensione sottomarina. Il tutto interconnesso attraverso gli strumenti e le reti offerte dai domini cibernetico e spaziale.

“Metteremo alla prova il nostro Strumento Marittimo per verificarne prontezza, efficienza, proiettabilità, sostenibilità nel lungo periodo, bilanciamento, interoperabilità e capacità di generare effetti multi-dominio a livello strategico, operativo e tattico”, così si è espresso l’ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis, Comandante in Capo della Squadra Navale.

Le Forze della Squadra Navale, che si eserciteranno fino al prossimo 6 maggio insieme a quelle dell’Alleanza Atlantica e di altre Marine partner, opereranno negli spazi marittimi compresi tra il Mar Adriatico, lo Ionio, il Tirreno, lo Stretto di Sicilia e il Mar di Sardegna, includendo sia l’alto mare e le zone costiere che le porzioni di territorio circostante e i relativi spazi aerei sovrastanti.

Le forze in campo – sotto la guida degli staff delle diverse Divisioni Navali, della Brigata Marina San Marco e dei Comandi delle Componenti Specialistiche della Marina – si cimenteranno in simulazioni ad alto realismo, lotta contro minacce convenzionali e asimmetriche, raid su siti costieri d’interesse, esercitazioni di sicurezza marittima, controllo e bonifica dei fondali, prevenzione e contrasto di traffici illeciti. Nell’ambito dei compiti duali della Marina Militare, saranno condotte anche attività addestrative di tutela dell’ambiente marittimo e di soccorso a popolazioni colpite da calamità naturali con la collaborazione di personale della Protezione Civile.

Durante l’esercitazione è programmata un’attività addestrativa focalizzata al contesto cibernetico denominata Chironex 23-1.

In continuità con le precedenti edizioni, anche in questa Mare Aperto si consoliderà la partecipazione di operatori e assetti della Brigata “Pozzuolo del Friuli” dell’Esercito (AAV7 e Blindo Centauro) che, con la Brigata Marina San Marco, costituisce la Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare (CNPM), e la partecipazione di diversi velivoli dell’Aeronautica Militare, tra cui aerei CAEW G550, caccia Eurofighter e F-35 nonché assetti per il rifornimento in volo KC767A.

Proprio la variante a decollo corto e atterraggio verticale dell’F35 (la versione “B”), in dotazione alle Forze Aeree della Marina e all’Aeronautica, opererà da Nave Cavour, in stretta cooperazione con gli altri velivoli imbarcati e pienamente integrata nei cicli di volo giornalieri programmati dalla cellula di coordinamento delle operazioni aeree in mare, imbarcata sulla portaerei. (…)

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