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di Salvo Barbagallo

 

Così come è iniziata, così nel silenzio dei mass media si è conclusa la “Dynamic Manta 2019, la più impegnativa esercitazione aeronavale NATO nel Mediterraneo di questo 2019. È passata, purtroppo, “inosservata” da parte della gente comune, privata dalle informazioni “utili” per comprendere le “vere” ragioni per le quali gli Stati (una decina) impegnati nelle manovre spendano tanta moneta (che, poi, proviene dai contribuenti) per “simulare” giochi di guerra. Le “ragioni” indubbiamente (e non solo per i militari) ci sono: bisogna stare sempre allerta perché i pericoli di un conflitto che ci potrebbe toccare da vicino, di certo, sussistono.

A proposito del “presunto” silenzio, nello stesso sito del Ministero della Difesa  Italiano, con uno scarno comunicato, si dà notizia dell’avvio della “Dynamic Manta 2019” e con un altrettanto scarno comunicato si informa della sua conclusione ma, per quel che abbiamo potuto riscontrare su Internet, non viene presentato un “consuntivo” esplicativo dell’attività svolta in due settimane dai numerosi mezzi aeronavali impegnati. A riprova, ecco il comunicato del Ministero italiano:

È terminata la Dynamic Manta 2019, una delle esercitazioni annuali di maggior rilievo della NATO, volta a garantire l’interoperabilità costante tra forze aeree, di superficie e subacquee nella lotta anti-sommergibile. All’esercitazione, iniziata lo scorso 26 febbraio a Catania e condotta nel Mediterraneo centrale, hanno preso parte cinque sommergibili, nove navi, otto elicotteri e sette velivoli da pattugliamento marittimo provenienti da Grecia, Italia, Regno Unito, Spagna, Turchia, Canada, Francia, Germania e Stati Uniti. L’esercitazione è stata condotta dal Comandante del Secondo Gruppo Navale permanente della NATO (Standing NATO Maritime Group 2– SNMG 2), commodoro Boudewijn Boots della Royal Netherlands Navy. La Marina Militare Italiana  è stata rappresentata dalla fregata europea multi missione Alpino, dal sommergibile Scirè e dagli elicotteri del 3° Gruppo di base nella Stazione Elicotteri di Catania (MARISTAELI Catania). L’Italia ha inoltre assicurato il supporto logistico agli assetti partecipanti con la base navale di Augusta e la base aerea di Sigonella a Catania. Le esercitazioni della serie Dynamic Manta rappresentano un’eccellente opportunità addestrativa per le nazioni partecipanti, volte ad accrescere e consolidare le capacità operative tra le marine alleate, mediante la presenza di scenari addestrativi a difficoltà crescente, che vanno dalla bassa all’elevata complessità, in un contesto caratterizzato da una multi-minaccia, permettendo al contempo di valutare e sviluppare nuove tattiche anti-sommergibile.

Occorre andare per “deduzione” per comprendere significato e valenza di questo dispendio economico, di mezzi e di uomini che ha costituito la periodica esercitazione “Dynamic Manta”. È possibile capirne il significato osservando la cartina (reperita su Internet) dell’area dove si sono svolte per ben due settimane le manovre aeronavali: l’area del Mediterraneo interessata è quella prospiciente le coste della Sicilia Orientale. E in “questo” territorio sono presenti installazioni belliche ad “uso” comune: statunitensi, NATO e…Italia. Cioè, per meglio comprendere: in questa parte della Sicilia Orientale ci stanno Augusta, Sigonella e Niscemi, oltre ad altri basi “minori” più o meno note. È indubbio, pertanto, che gli eventuali obbiettivi nel caso (che ovviamente nessuno si augura) di “ostilità” di natura bellica ad essere presi di mira siano quelli indicati. Se la collettività Siciliana (o…Italiana) non percepisce il “pericolo” (o il “rischio” che corre) è soltanto per una questione di mancanza di informazione da parte di chi dovrebbe fornirla.

Da dove può venire la minaccia? I militari ne sono pienamente consapevoli: dal mare e, soprattutto, dai mezzi sottomarini.  Lo conferma, indirettamente, il finale dello stesso comunicato del Ministero della Difesa che in merito alla “Dynamic Manta 2019” testualmente recita: “…Le esercitazioni della serie Dynamic Manta rappresentano un’eccellente opportunità addestrativa per le nazioni partecipanti, volte ad accrescere e consolidare le capacità operative tra le marine alleate, mediante la presenza di scenari addestrativi a difficoltà crescente, che vanno dalla bassa all’elevata complessità, in un contesto caratterizzato da una multi-minaccia, permettendo al contempo di valutare e sviluppare nuove tattiche anti-sommergibile”.

Principalmente – ma non solo – il “pericolo”, o “minaccia” che dir si voglia, secondo gli esperti USA/NATO proviene dalla Russia che ha a disposizione (come si è appreso da tempo dal giornale online “Sputnik”) nuovi e temibili sottomarini nucleari. Già nel settembre scorso aveva preso il mare il sottomarino d’attacco K-561 Kazan della classe Yasen, progettato per lanciare missili da crociera con testate convenzionali o nucleari, ingaggiare sottomarini ed unità di superficie e colpire target costieri. I classe Yasen sono i sottomarini a propulsione nucleare più avanzati mai costruiti per la Marina russa: La classe Yasen dovrebbe essere armata con dieci lanciatori verticali per un massimo di 40 missili da crociera. Già come viene presentato una “minaccia” reale che potrebbe aggirarsi anche nel Mediterraneo.

Che dire? Caccia a “Ottobre rosso”?

Superfluo aggiungere altro…

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