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di Lorenzo Vita

 

Gli attacchi in Siria e lo scontro sull’influenza iraniana nella regione rendono sempre più accesa la sfida tra Israele e Russia per il controllo della guerra e della regione. Uno scontro che dura ormai da mesi e che sia Putin che Netanyahu non sembrano riuscire a limitare per le esplicite divergenze d’interessi fra Mosca e Tel Aviv su come deve essere gestita e  conclusa questa travagliata guerra che appare sempre più interminabile e densa di complicazioni. Israele, a detta dei media israeliani, vorrebbe imporre alla Russia e a tutti gli attori in gioco nella regione una serie di “linee rosse” per limitare l’influenza dell’Iran e della milizia di Hezbollah in Siria. Tuttavia, come riporta Haaretz, Israele non può farlo senza l’accordo con la Russia. E questo resta un problema poiché, come ormai è chiaro da anni, è soprattutto il presidente russo Vladimir Putin “a guidare il gioco” nel Paese arabo. Gli ultimi raid israeliani sono la concretizzazione di questo scontro geopolitico fra i due Stati. L’esercito israeliano ha dichiarato che sono stati i missili della contraerea siriana ad abbattere l’F-16 della Fionda di Davide.  C’è però un dato che non va dimenticato: la Siria difficilmente avrebbe agito senza una sorta di semaforo verde russo che lasciasse che la contraerea di Damasco colpisse l’aeronautica militare di Israele. Come riporta Haaretz, tra le fila dell’esercito siriano i consiglieri russi sono molti e hanno in particolare anche il controllo sulle batterie di missili siriane. Sembra quindi difficile che Mosca potesse essere completamente all’oscuro della decisione siriana di reagire all’ennesimo bombardamento

La Russia ha il pieno controllo della situazione in Siria. Gestisce lo spazio aereo e sa quando gli avversari decidono di colpirsi a vicenda. Israele ha potuto colpire i convogli di Hezbollah, le forze siriane e le basi iraniane grazie al placet più o meno tacito del Cremlino. Impossibile pensare che Israele abbia agito senza l’ok di Mosca in questi mesi, soprattutto quando nelle vicinanze c’erano reparti russi. E stessa cosa si deve  pensare, a questo punto, dell’attacco di questi giorni di Israele e della reazione violenta della contraerea siriana. “E’ il presidente Putin a guidare il gioco in Siria e a stabilire le regole sul terreno. Israele può attaccare obiettivi siriani, iraniani e di Hezbollah, ma solo se non mette in difficoltà il regime di Bashar al Assad”, scrive Haaretz.“Per ora la Russia non permette all’Iran di stabilire grandi basi in Siria o di avvicinarsi troppo al confine del Golan con Israele. Ma ciò non significa che l’Iran lascerà la Siria”, continua l’analisi.

La questione è molto semplice. La Russia ha bisogno di Iran e di Hezbollah per permettere all’esercito siriano di controllare il Paese. Non può abbandonare i suoi alleati in questo momento né lo farà. La scelta delle de-escalation zones insieme a Iran e Turchia e con l’ok di Donald Trump è stato il segnale evidente della volontà russa di fare in modo che Israele non potesse intervenire eccessivamente, lasciando che Tel Aviv si sfogasse lanciando attacchi mirati e chirurgici. Tuttavia, sembra che in queste ultime settimane la pressione di Israele sulle dinamiche siriane sia nettamente aumentata. Dalla Difesa israeliana arrivano parole sempre più minacciose nei confronti delle milizie sciite presenti in Libano e Siria e Netanyahu continua a chiedere a Putin di evitare che le milizie legate all’Iran possano rimanere a pochi chilometri dal confine israeliano. Il recente intervento diretto degli Stati Uniti contro le milizie pro-Assad può essere letto anche all’interno di questa dinamica. A Washington, l’idea che Mosca controlli ormai le dinamiche belliche siriane inizia a stare stretta. E, come se non bastasse, è stata anche messa in scacco dalla Turchia di Erdogan che, con “Ramoscello d’ulivo”, ha reso di fatto impossibile agli americani il proseguimento del sostegno ai curdo-siriani senza intaccare i rapporti interni alla Nato.

 

FONTE: OCCHIDELLAGUERRA.IT

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